I Trentenni ancora a casa di mamma e papà…?? di Emanuele Rezza
Da anni il passaggio all’età adulta avviene più lentamente rispetto al passato, non solo per problemi strutturali che vanno da lavoro precario ai costi elevati degli alloggi. È cambiato il costume. Non si sa più dove finisca l’adolescenza e cominci la vita adulta. È sparito il confine. Ed è esplosa una nuova patologia: i figli contro i padri. Non per uno strappo generazionale, non per un atto di libertà, ma per una sfida («loro hanno i soldi, mi devono mantenere finché ne ho bisogno, a costo di trascinarli in tribunale»). E in tribunale finiscono i genitori denunciati da figli più che maggiorenni. È un fenomeno nuovo, preoccupante, segnale di una nuova crisi della famiglia. « Ci sono ultratrentenni mantenuti da genitori di settanta e ottanta anni.»
Il fenomeno colpisce il ceto medio, genitori pensionati con 800-1000 euro al mese, gente normale, che non ce la fa più. I figli dei professionisti, invece, sono un caso a parte, loro sono già viziati da assegni cospicui.
Che cosa sta accadendo? I ragazzi, affermano il “diritto”a essere aiutati sempre, però questo si trasforma in un vitalizio, in un assegno mensile sine die. Casi isolati? Macchè, i casi sono numerosi in tutti i tribunali d’Italia. Eppure parliamo di gente che ha tagliato il traguardo dei trenta. Non c’è giudice che in qualche modo non li assecondi. Tra i tanti casi quello di un ragazzo di 34 anni, iscritto a medicina ma fuori corso da anni, che ha promosso un’azione legale contro il padre, medico. Il caso è stato discusso in un tribunale del Lazio. Il ragazzo viveva fuori casa, a Roma, dove faceva la bella vita con l’assegno di papà. Quando il padre ha chiuso i rubinetti perché il libretto d’esami era un disastro, il 34enne ha fatto causa al genitore.«Il giudice gli ha concesso 500 euro mensili, non i 1500 che pretendeva, però poteva andare peggio».
E il codice civile? « Dice che un figlio maggiorenne se vive nella casa familiare è tenuto a contribuire alle spese, di fatto nessuno rispetta il codice, anzi, siamo al fenomeno appena descritto. A farne le spese sono pensionati di settanta — ottanta anni che ancora mantengono figli di trenta-quaranta. A questo punto urge una legge, che liberi i genitori da questo onere infinito. Nei Paesi anglosassoni, per esempio, il diritto al mantenimento scade con la maggiore età, a 18 anni. Ovviamente non significa che i figli vengano buttati per strada, i genitori continuano ad occuparsene e a mantenerli finché necessario, ma a loro discrezione».
A tutto questo dovrebbe darsi davvero un taglio. Parlo non solo del nostro sistema politico che contribuisce a non rendere agiata la situazione dei giovani, si aggiunge poi il fatto che noi(giovani) quel poco che ci viene offerto non lo gradiamo ma ne vogliamo troppo. Allora diciamocela tutta ai giovani fa comodo…
CORRUZIONE E SOCIETA’
La corruzione sembra essere un problema cronico della società italiana. Già conosciuta e oggetto di pubblico dibattito presso gli antichi Romani, la corruzione non ha mai smesso di scandire il susseguirsi delle vicende storiche del nostro paese. Ricordiamo la vendita delle indulgenze ai tempi di papa Leone X, che generò, per ripulsa, la Riforma protestante, per passare poi, in anni più recenti, allo scandalo della Banca Romana, che travolse il governo Giolitti, per arrivare, ai giorni nostri, allo scandalo delle tangenti, indicato dai giornali col nome di "inchiesta di Mani Pulite" o "Tangentopoli". Uno scandalo che, nei primi anni Novanta, ha coinvolto imprenditori e uomini politici e che ha decimato la classe dirigente della cosiddetta Prima Repubblica. Dopo Tangentopoli, la percezione di tanti è che in realtà la corruzione sia in Italia ancora molto diffusa. Perché, allora, nonostante le condanne talvolta severe e i tragici prezzi umani, pagati da alcuni inquisiti, la corruzione continua a prosperare nel nostro paese?Molti hanno convenuto che l'Italia non sia ancora una democrazia forte e compiuta, con un mercato concorrenziale ben funzionante. Le procedure della pubblica amministrazione sono farraginose. Il modo di organizzare gli uffici eccessivamente burocratico e superato. Si lavora ancora sulla correttezza formale degli adempimenti e non sui risultati. La corruzione, intanto, non soltanto crea ingiustizia, ma danneggia pesantemente anche la vita economica del paese. Quando i giochi sono truccati, a vincere sono i più furbi, non i più bravi ad esempioSe l'azienda che vince un appalto pubblico, per esempio, costruisce opere malfatte, inutili, a costi altissimi, il danno che ne deriva alla collettività è immenso. "Ungere le ruote" diventa la prassi abituale se l'appartenenza a un clan fa premio sul merito; nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nelle aziende, nella vita economica in genere di un paese corrotto, vinceranno i mediocri, mentre i più competenti rischieranno di essere esclusi.La corruzione si può battere, anzi, si deve battere, se si vogliono vincere le sfide della globalizzazione. Riformando la giustizia, rendendola più celere, riducendo il numero delle leggi, ma aumentando la loro efficacia, migliorando la trasparenza degli atti della pubblica amministrazione; sfoltendo, nello stesso tempo, il numero di funzionari, remunerandoli meglio e rendendo più efficiente il loro lavoro, soprattutto, bisogna che gli italiani riacquistino i valori di responsabilità e di rispetto verso le regole.
Colandrea Generoso, Illiano Francesco
home page ecoipssar